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giovedì 3 maggio 2007

Duri a morire


Adriano Galliani, ai microfoni di Sky, non aveva il solito sorriso burlone. Era felice, sì, ma anche aggressivo, ce l'aveva con la stampa, i cronisti, i commentatori, con tutti quelli che non hanno riflettuto prima di sancire la fine anticipata di questo ciclo milanista. Ieri notte il Milan non ha compiuto un'impresa storica, ha semplicemente battuto una squadra nettamente peggiore, su tutti i piani. "Non si arriva fin qui con i ragazzini.." ha continuato il Vice-presidente, come ha ragione. In tempi non sospetti, su queste pagine, scrissi che il Milan non doveva temere questo Manchester, squadra pericolosa, sì, ma che fino a due mesi fa arrancava e perdeva con il Copenhagen. La vittoria contro la Roma ha ribadito per l'ennesima volta che la famosa "sportività inglese" non esiste: non si infliggono parziali così pesanti ad un avversario in Europa, e soprattutto non si usa tale parziale come leva per giudicare inferiore un intero movimento calcistico. Gli inglesi l'hanno pagata cara. Sui tabloid stamattina si leggeva che Milan-Liverpool è una finale indegna. Indegno invece è colui che lo scrive, così ottuso da non capire che se le due squadre si trovano ancora lì, per la seconda volta il tre anni, un motivo dovrà pur esserci. Il Milan ha vinto sei Coppe, il Liverpool cinque, qui non contano le stelle dei campionati nazionali. Chiedere conferma alla Juventus. Ci sono squadre che sono nate per questa competizione, che, anche se acciaccate, in un modo o nell'altroci arrivano sempre in fondo. Ad Atene, palcoscenico caro al Diavolo, si reciterà uno splendido atto secondo, che sa un po di rivincita, ma non lo è per nessuno. I ragazzi di Ancelotti sono carichi, determinati, vedono il traguardo, non devono rischiare di essere accecati da sentimenti di rivalsa, devono soltanto partire dallo 0-0 e trasformarlo in qualcos'altro, in qualcosa che decideranno loro, perchè il Milan non è inferiore a nessuno, cosi come non lo è il calcio italiano. L'unica sorpresa, almeno per me, è stata vedere questi gloriosi campioni pluridecorati, lottare come diavoli, stringersi l'un l'altro, incoraggiarsi, collaborare, soffrire come ragazzini. Una straordinaria lezione d'umiltà per tutti i cosiddetti grandi campioni, per tutte le cosiddette grandi squadre.

Per concludere vorrei spendere due parole su Kaka, il più italiano dei brasiliani, che quest'anno sta dimostrando che Sheva non era una necessità ma un lusso di cui il Milan poteva fare a meno. Kaka è l'unico giocatore al mondo che dà l'impressione di poter risolvere la partita da solo. Adesso gli manca una sola partita da risolvere.

martedì 24 aprile 2007

Cornuto sarai te, io sono Diavolo!


Eccoci all'ennesima grande sfida che un club italiano ha deciso di regalarci. Anche se siamo abituati alle grande partite, un Manchester -Milan ha sempre il suo fascino. Gli inglesi sono stati raramente fenomenali come lo è stato il Milan, fatta eccezione per gli incredibili 11 di Bobby Charlton e George Best, ma hanno sempre avuto squadre di eccezionale temperamento, unendo la fisicità alla tattica, Sir Alex Ferguson ha sempre costruito squadre degne di tal nome. Data la mia giovane età ricordo bene il Manchester dei Calypso Boys (Cole e Yorke) che strapazzò la Juve, e quello dei Ferguson Boys (Beckham, Scholes, Butt, i Neville), già campione d'Europa contro il Bayern di Lothar Matthaeus. Squadre toste, determinate, giovani, fisiche, insomma, davvero pericolose. La caratteristica che preferisco del Man Utd è sua capacità di fare programmi tecnici a lunga scadezza, la sua capacità di trovare e valorizzare giovani calciatori, meglio se nati nel Regno Unito. Già, perchè la "squad" del Manchester generalmente è composta da giovani, inglesi e non, comunque massima espressione dei rispettivi movimenti nazionali, affiancati da un'ossatura di grandi giocatori d'esperienza, che però sono stati a loro tempo le giovani promesse di cui prima. Questa miscela di spirito, tecnica e gioventù ha tenuto il Manchester sempre ai vertici delle competizioni, malgrado qualche impasse dovuta a ricambi generazionali più difficili del previsto. Tra questi campioncini poi, ogni tanto, nasce il fuoriclasse, Cantona, Beckham, adesso Cristiano Ronaldo che, assieme a Wayne Rooney costituiscono la coppia d'attacco più devastante del calcio moderno. Velocità, tecnica, potenza e quel pizzico d'imprevedibilità e d'incoscenza che solo la gioventù sa dare.
Insomma oggi sono davvero uno squadrone attrezzato al meglio, ma non dimentichiamo che fino a qualche mese fa la squadra affrontò non poche difficoltà nei gironi eliminatori. Nessuno la annoverò tra le favorite fino al roboante 7-1 ai danni della Roma, partita che comunque vive di una storia a sè.
Questa sera all'Old Trafford andrà in scena uno spettacolo sontuoso, uno di quelli per cui è nata la Coppa dei Campioni. si troveranno di fronte freschezza e gioventù contro esperienza e storia.
Sarà bello vedere chi saranno i veri Diavoli stasera; quelli Rossi o quelli Rossoneri.
JS