giovedì 26 aprile 2007

Quel giocatore che si è fermato a Milano

8kg di massa muscolare. Tanto ha perso Shevchenko da quando è al Chelsea.
Era un’attaccante forte, forse il più forte del mondo. Di sicuro il più completo ed efficace. Era arrivato giovane in Italia, cresciuto nella nostra cultura, formatosi come uomo dopo che un generale lo aveva allenato nel suo Paese. Qui aveva conosciuto la moglie e avuto un figlio. Era uno che bastava metterlo in campo, là davanti, a volte con la fascia da capitano, poi al resto ci pensava lui. Giocava a tutto campo, dribblava, segnava, faceva segnare, aiutava la squadra. Dicono che desse tutto anche in allenamento, che fosse diventato uno della vecchia guardia, amico dei grandi non per raccomandazioni ma per bravura. Era uno educato, timido, sfuggente. Mai una parola fuori posto, mai uno sgarbo, corretto fuori e dentro il campo di gioco. Piaceva un po’ a tutti, milanisti e non, semplicemente perché era uno di campo, poche chiacchiere, tanti fatti.
Vinse tanto, giocando da leader. Poi qualcosa si ruppe, sbagliò un rigore, perse una Coppa Campioni. E forse già allora avrebbe voluto andarsene, ma aspettò un’altra stagione.
Se ne è andato in estate, come era nei suoi pieni diritti di uomo e calciatore professionista, in un posto dove lo pagavano di più, molto di più, e dove, sembra, la sua famiglia fosse più felice. Tutto fila liscio.
Nei giorni in cui se ne andava, silenzioso, quasi nascosto in un aereo, i milanisti non ci credevano molto, forse perché ancora frastornati da quella Coppa del mondo così bella da vincere, che ha addolcito l’estate di tutti. Poi è cominciato il campionato, e, d’improvviso, hanno capito chi avevano perso. Non motorino Brocchi, il buon vecchio Cafù o Superpippo. Avevano perso Sheva, il top. Ma quasi non l’hanno neanche maledetto, tanto gli volevano bene.
Lui, a Londra ha cominciato a giocare subito. Male. Problemi di ambientamento pare. Tali problemi durano tuttora. Incomprensioni con l’allenatore, dicevano. Problemi che perdurano. Difficoltà con la lingua e la cultura inglese. Difficoltà che lo perseguitano anche adesso.
Gioca, non sempre, ma sempre male. L’ultima partita di Champions è l’emblema della sua stagione. Senza una posizione in campo, vagabondo senza casa, incapace di saltare l’uomo, involuto. Mai un tiro pericoloso, mai un’azione vecchio stampo. Sempre impaurito, timido, mai faccia alla porta. Qualche passaggino, qualche ripiegamento, una sostituzione finale. Doverosa.
Quando se ne andava, colpito nel profondo del cuore, confidavo a un amico non milanista:”Secondo me Sheva non sarà mai come prima, per me sta facendo il più grande errore della sua vita. Secondo me i suoi migliori anni della sua carriera se ne sono andati”. 8 mesi dopo sembra che avessi ragione. Magari poi vincerà, giocando anche bene, ma fino adesso avevo ragione io.
Forse alla fine vincerà lui la Champions, ma non la sentirà sua. Uomo troppo intelligente per farlo. Né tornerà indietro, perché sa che non sarebbe più il benvenuto. Non perché traditore, ma perché come lui può fare le sue scelte, noi, tifosi, quelli che seguono Milan-Cagliari come fosse un quarto di Champions, e guai a chi parla, fidanzate comprese, ebbene, noi siamo altrettanto liberi di mandarlo vaffanculo per la sua scelta.
E forse in finale troverà il Diavolo, e chissà come si sentirebbe se il Diavolo, bastardo, lo infilzasse.
Per ricordare a tutti che Sheva si è fermato a Milano, Shevchenko se lo tengano pure a Londra.

Pietro

1 commento:

Jacopo Signani Corsi ha detto...

Ciao Piè, innanzi tutto ti do il benvenuto a Bar Sport. Grazie di essere dei nostri.

Sono d'accordo con te, Sheva è l'esempio perfetto di come il cuore sia sempre importante nel calcio. per noi milanisti resterà sempre un simbolo, lo abbiamo amato molto, ma lui stesso ha rinunciato ad entrare nella categoria dei miti rossoneri, che mai hanno tradito così beffardamente i nostri colori. Van Basten si è ritirato, Maldini invecchierà qui, Weah se ne andò a fine carriera. Lui ha scelto di andarsene all'apice della carriera (scelta che comunque al milan è convenuta: era l'utima opportunità di incassare bei soldi), ha macchiato la sua storia con il trasferimanto ad una squadra rivale. Il cuore però l'ha lasciato qui, ed a londra se ne sono accorti.