venerdì 13 aprile 2007

COREDEROMA

C’è un vizio primigenio nelle questioni che vedono l’AS Roma protagonista.Una sete, un desiderio smodato di impresa. Una smania di entrare nella storia attraverso qualcosa che riaffermi in maniera incontrovertibile che non c’è cosa più grande di Roma.Crediamo sia un errore.L’impresa è roba alla cui ricerca si devono lanciare i diseredati, i deboli, i senza patria e i senza famiglia. Coloro i quali sono alla ricerca di un riscatto.Roma è la storia. E’ la storia fatta nome. Punto e basta.Ciò detto, senza il desiderio di buttarla in caciara, dobbiamo dire che Spalletti ha centrato un’altra impresa. Sarà ricordato per la striscia di undici vittorie consecutive così come per aver partecipato ad una delle sconfitte più devastanti della storia della AS Roma calcio.Perché la sintesi estrema è questa. No bullshit!Possiamo metterci a cantare “Che sarà, sarà”, possiamo andare tutti in massa a Fiumicino a sostenere i nostri giocatori, possiamo cantare a squarciagola per novanta minuti contro la Sampdoria, fare strame dei lazialotti. Possiamo fare tutto questo e di più, ma un sette a uno rimane come un marchio a fuoco. Rimane per sempre.E questo è un altro dato di fatto con il quale dobbiamo confrontarci perché visionari va bene, cojoni no!E lasciamo volentieri agli altri anche i processi. Il pennivendolismo sta arrotando da tempo i coltelli sotto al tavolo, pronto a tagliare gole (metaforicamente..per fortuna) all’allenatore, alla società, al Capitano.Noi in queste questioni non ci vogliamo entrare.Noi ora siamo incazzati con Spalletti proprio perché lo abbiamo esaltato e proprio perché gli siamo stati grati in epoche non sospette. Non abbiamo conti da regolare con lui.Per fortuna l’abbonamento, come i viaggi e le trasferte, ce li paghiamo da soli.Non avremo mai la controprova, non l’abbiamo noi non ce l’ha neanche lui, ma la mossa di Vucinic in partenza l’hanno veramente capita in pochi. A noi ha ricordato, e non ci sia ingiuria nelle parole, quell’Assuncao esterno a Liverpool di capelliana memoria.Ha senso, ha qualche senso, sconvolgere l’assetto tattico di una squadra all’Old Trafford contro il Manchester United? Quien sabe, diceva il grande Tex Willer.Poi è tutto vero e ci sta dentro tutto.Tutto e il contrario di tutto. Ventidue tiri noi e ventidue tiri loro. La Roma che fa Il Manchester e gliene fa solo due, di cui uno di rinterzo, e il Manchester che fa la Roma e gliene fa sette.Cazzo! Sette. Ma quanti sono?Voler tirare fuori una morale positiva da una simile disfatta suonerebbe come una offesa all’intelligenza delle persone, ma vale la pena di provarci.La strada del famoso “progetto” è ancora molto molto lunga.Se da una parte vinci il piatto in un paio di occasioni, e il Lione è una di queste, rimani comunque vulnerabile a rovesci epocali.Per un attimo che è durato una settimana intera c’è balenata davanti agli occhi Atene, Totti pallone d’oro, le fontane di Roma piene di gente a bagno, un altro delirio alcolico da far durare un anno. Oggi la realtà è un'altra, e non è una realtà di macerie. Tra noi e il club più ricco del pianeta, anche se li abbiamo fatti cacare sotto, il delta fischioni misura sette.Vale la pena di ripartire da qui in maniera costruttiva. E se da una parte è vero che il Manchester si è costruito buona parte dei suoi talenti in casa, andando a pescare il fior fiore della gioventù nei migliori vivai d’Inghilterra, è anche vero che a questi talenti ci ha messo accanto i Ruud Van Nistelroy, i Rooney e i Cristiano Ronaldo (domani sarà curioso sentire chi dice che Mancini vale come e di più del portoghese).Quando la Roma ha speso gli ultimi soldi veri (ma sarebbe più corretto dire il Presidente Sensi) ha preso i Battistuta, gli Emerson, i Samuel. E’ arrivato uno scudetto ma ne sarebbero potuti arrivare almeno altri tre se in mezzo non ci si fossero messi Capello e Moggi. Nel tempo delle vacche magre, i giorni nostri, abbiamo fatto solo scambi illuminati e parametri zero. Siamo nelle prime otto d’Europa con la squadra tipo ma è sufficiente la debacle di tre pezzi da settanta (definire Tonetto, Taddei e Perrotta pezzi da novanta potrebbe condurre ad una denuncia penale e ad un processo per direttissima) per uscire con ignominia, vale la pena tenerlo a mente.Tutto finito allora?Neanche per idea.Ora viene il bello. Ora arriviamo noi.Arriviamo noi perché il tempo si fa di nuovo da Lupi.Vitale il secondo posto, vitale il derby, vitale la Coppa Italia.Non ci possiamo permettere, ed è la lezione da trarre da questa strampalata serata, di fare come quei fraticelli che fecero la pipi sulle mele piccole e brutte in attesa che arrivassero quelle grandi e bellissime (che purtroppo non arrivarono mai).Ripartire da zero. Ripartire da più sette. Ripartire da meno sette.Senza cercare strane rivincite, senza cercare di entrare nella storia perché, come dice il grande De Gregori :”La storia siamo noi, nessuno si senta offeso”.Mortacci vostra e de tutta Manchester Mortacci vostra e de tutta Liverpool (che nun ce sta mai male)!

da www.corederoma.it





5 commenti:

Anonimo ha detto...

La ROMA è una squadra che rispecchia il concetto di "Provincialità da poveretti".

Siete roba da campetti oratoriali altro che da champions league...

State a casa nella prossima edizione in modo tale da tutelare l'immagine del calcio italiano già in difficolta anche grazie a voi merde.

TOTTI NON E' UN UOMO, E' UN INFAME.

SENZA PAROLE LE SUE DICHIARAZIONI.

DOVREMMO TOGLIERGLI LA CITTADINANZA e MANDARLO A VIVERE CON GLI ZINGARI...

FABIO

Gianni ha detto...

Bravo Fabio, anche questa volta hai sprecato un'occasione per stare zitto.

Jacopo Signani Corsi ha detto...

fabio ha ragione.
E' sempre il migliore, il più obiettivo, il più informato, il più grande esperto di calcio che circoli in accenture.

Andrea Maggiani ha detto...

deee...sta roma la prendono per il culo anche gli americani...una grande squadra non prende 7 goals,e poi cosa mi rappresenta la conferenza stampa della squadra,con gente tipo Perrota che ride ,dico solo povero Spalletti!!

Anonimo ha detto...

LAZIE MERDE...e ha tt qll che je danno raggione..ROMA CAPUT MUNDI...



SANGUE E ARISTOCRAZIE ROMANA